

La Mazda ha annunciato il ritorno dello storico motore rotativo, di cui detiene il brevetto, ma in un posto impensabile fin’ora. Il propulsore ideato dall’ingegnere tedesco Felix Wankel negli anni ’20 è infatti stato scelto dalla casa giapponese come generatore di energia elettrica per le future auto ibride plug-in ed elettriche.
Futuro da range extender
L’idea portata avanti dalla Mazda potrebbe determinare la definitiva affermazione delle auto elettriche nel mondo. Ma qual’è la strategia? Gli ingegneri giapponesi hanno deciso di sfruttare le peculiarità del propulsore per destinarlo alla funzione di range extender, cioè un generatore a combustibile che ricarichi le batterie mentre l’auto è in movimento. Se utilizzato in maniera adatta il rotativo potrebbe quindi eliminare parzialmente l’annosa preoccupazione dell’autonomia delle batteria che accompagna ogni possessore di un’auto elettrica o ibrida plug-in. La prima auto che utilizzerà questa nuova strategia verrà presentata dalla Mazda nel 2020 e darà il via al programma Sustainable Zoom-Zoom 2030, cioè l’intenzione dei giapponesi di rendere quantomeno ibride tutte le auto presenti nel listino.

Il motore rotativo Wankel (Credits: sicurauto)
Pro e contro del rotativo
Come detto in precedenza la scelta della casa di Fuchū di adottare il motore rotativo, a dispetto di uno normale, come generatore elettrico è basata sulle sue particolari caratteristiche. il propulsore Wankel vanta infatti una maggiore facilità nel dare cavalli e coppia, vibrazioni pressoché nulle e una dimensione extra compatta (soli 40 cm di lunghezza). Di contro però il motore rotativo brucia moltissimo olio e benzina ed è molto poco affidabile rispetto ad un rivale a pistoni.
Credits foto titolo: l’Automobile – Aci