

La Tesla dopo mesi di crisi interne, dopo il tweet di Elon Musk riguardo una eventuale privatizzazione, e ritardi nella produzione della Model 3 fa segnare il terzo trimestre in utile della sua storia. Il costruttore di auto elettriche di Palo Alto ha non solo rispettato le aspettative del suo vulcanico e geniale Amministratore Delegato, ma ha superato i dubbi e le incertezze degli analisti di Wall Street. Sarà la volta buona per il riscatto della casa californiana?
Il terzo trimestre positivo in 8 anni
Il trimestre del possibile rilancio è quello del periodo luglio – settembre 2018 e porta con se un’utile di 311,5 milioni di dollari (272,8 milioni di euro), rappresentando solamente il terzo trimestre in utile per la casa dalla sua quotazione in borsa nel 2010. Il risultato appare ancora più incredibile se paragonato con lo stesso trimestre del 2017, chiuso con una perdita totale di ben 619,4 milioni di dollari. La Tesla ha poi ulteriormente smentito le previsioni degli analisti e le preoccupazioni degli investitori, anche grazie al superamento delle stime di ricavi trimestrali di 6,3 miliardi di dollari, toccando quota 6,89 miliardi (rispetto ai soli 2,9 dell’anno scorso). I risultati positivi continuano poi nel valore delle azioni a Wall Street, le quali hanno raggiunto gli 1,75 dollari ad azione, superato ancora una volta le stime degli analisti (0,53 dollari) e migliorato quanto fatto nel 2017 (in perdita di 3,7 dollari). Per smentire poi qualsiasi dubbio o possibile detrattore va detto che il titolo ha guadagnato molto negli scorsi giorni in borsa, arrivando a toccare addirittura un +10% durante la giornata.
La Model 3 finalmente modello chiave
Gli ottimi risultati del terzo trimestre sono principalmente imputabili alla linea produttiva della berlina Model 3 che pare essere finalmente entrata quasi a regime, dopo essere stata definita negli scorsi mesi da Elon Musk “un inferno produttivo“. La vettura più piccola ed economica del costruttore di Palo Alto è stata infatti negli scorsi mesi una vera spina nel fianco per via degli enormi ritardi nelle consegne e per i conseguenti “buchi” economici derivanti dagli stessi ritardi. La Tesla ha confermato negli scorsi giorni come adesso ci voglia circa il 30% in meno di tempo per produrne una e che come questa velocizzazione abbia aumentato al 20% il guadagno portato da ogni singola auto venduta. Per quanto le cose siano migliorate già solo rispetto al trimestre scorso la Model 3 non ha tutt’ora raggiunto i piani prefissategli da Elon Musk, il quale punta nel immediato futuro a produrne 5.000 la settimana (rispetto alle 4.300 attuali). Una Model 3 che, nonostante rappresenti il 60% delle auto vendute dalla Tesla, dovrebbe trascinare e rilanciare il marchio insieme alle sorelle Model S e Model X. I programmi per il futuro pare siano stati confermati negli scorsi giorni dal dall’Amministratore Delegato durante una conferenza video con gli investitori, parlando addirittura di voler raggiungere cifre tra il mezzo milione – milione di veicoli all’anno. Per confermare infine quanto di buono sta facendo Tesla con la Model 3, va sottolineato come negli Stati Uniti si sia posizionata subito dietro alcune best-seller più economiche come la Toyota Camry e la Honda Civic.

La Tesla Model S (Credits: Motor1)
La Model 3 per estinguere il debito
Gli ottimi numeri non bastano però, per ora, a risolvere forse il problema più grande della Tesla: il debito. Nel trimestre luglio e settembre 2018 è infatti aumentato ulteriormente di ben 731 milioni di dollari, toccando quasi l’esorbitante cifra di 3,6 miliardi di dollari. Come anticipato in precedenza sembra quindi che l’imputata a salvare la casa da un possibile futuro fallimento sia la piccola Model 3.

La Tesla Model 3 (Credits: Motor1)
Credits foto titolo: Quattroruote