

Fin dal lancio della Veyron, passando per la presentazione della Chiron nel 2016, la Bugatti è sempre stata accusata di non rendere le proprie auto particolarmente adatte alla guida in pista. Essendo a conoscenza di questa problematica, il neo presidente della casa Stephan Winkelmann (ex presidente di Lamborghini e Audi Sport NDR) al suo arrivo nel gennaio 2018 ha subito richiesto agli ingegneri di creare un’auto più veloce della Chiron. Da questa specifica richiesta è nata la Divo, mostrata a Monterey in California per il “The Quail: a Motorsport Gathering”.

Il nuovo diffusore della Divo (Credits: Motor1)
Nata per la pista
La Divo, pur basandosi sulla già notevole Chiron, presenta un corpo totalmente nuovo e finalizzato all’ottenere la maggior quantità di deportanza possibile per le sessioni in pista. All’anteriore si trova un nuovo splitter maggiorato e con un nuovo design più tagliente, la classica presa d’aria Bugatti a forma di ferro di cavallo è stata ingrandita, sono state aggiunte ben 4 prese d’aria dedicate al solo raffreddamento dell’imponente impianto franante in carbo-cermica. Le modifiche più importanti apportate all’anteriore sono l’utilizzo di due “bridge” sul cofano per direzionare l’aria pulita su tetto e fiancate, e l’impiego di “branchie” sopra i passaruota per ridurre la pressione derivata dal rotolamento delle gomme. L’aria direzionata verso il tetto ha poi anche scopi prettamente funzionali, visto l’utilizzo di una presa NACA apposita per raffreddare il motore. Giungendo verso il posteriore si nota immediatamente la “shark fin” (o pinna di squalo) che divide l’aria destinata al nuovissimo alettone posteriore su due livelli, modificato sia nel disegno che nella dimensione (largo ora 183 cm) per generare il 23% di deportanza in più rispetto alla Chiron. Sotto l’ala trova posto ora un nuovo diffusore ingrandito in ampiezza e profondità, che divide inoltre i quadrupli scarichi per sfruttarne al meglio i flussi turbolenti. È incredibile poi come anche i nuovi gruppi ottici (i posteriori realizzati tramite una stampa 3D) abbiano la loro specifica funzione aerodinamica, fungendo da griglia di raffreddamento per il vano motore al posteriore e togliendo meno spazio possibile alle appendici aerodinamiche all’anteriore. Questo nuovo corpo o “pacchetto aerodinamico” garantisce alla Divo di aumentare di 90 kg il proprio carico aerodinamico rispetto all’auto da cui deriva, toccando ora i 456 kg.

La vista aerea della Divo in cui è visibile la presa NACA(Credits: Motor1)
Una nuova dinamica di guida
Le modifiche più importanti continuano poi sotto pelle, invisibili agli occhi. Gli ingegneri hanno dotato la Divo di barre antirollio più rigide e un gruppo sospensivo con molle e ammortizzatori più duri. La mano maniacale degli ingegneri ha poi raggiunto anche il peso totale dell’auto, limandolo di 35 kg (1.955 kg totali) grazie a varie modifiche: utilizzo della fibra di carbonio per tergicristalli e parti del motore, realizzazione dei cerchi con una specifica lega ultra leggera, sostituzione della pelle negli interni con l’Alcantara (di colore opposto tra passeggero e pilota), un impianto audio alleggerito, una minor quantità di materiale fonoassorbente e l’eliminazione dei vari vani portaoggetti sparsi per l’auto. Se sommate le modifiche sotto pelle alle modifiche aerodinamiche del paragrafo precedente è facile capire come la Divo sia riuscita a demolire il tempo della Chiron sul circuito handling di Nardò , abbassandolo di ben 8 secondi. Tuttavia però i tecnici non hanno toccato il propulsore confermando il fenomenale W16 quadriturbo da 8 litri con 1.500 cavalli già presente nella Chiron. Pressoché identiche sono poi rimaste le prestazioni, bruciando lo 0/100 in soli 2,4 secondi ma fermandosi (grazie ad un limitatore elettronico) a una velocità massima di 380 km/h.

Il possente W16 della Divo (Credits: Motor1)
In omaggio ad Albert Divo
La Divo non sarà una Bugatti per tutti (come se la Chiron lo fosse). La casa di Molsheim ha infatti programmato solo 40 esemplari, già tutti assegnati ovviamente, per altrettanti fortunati e sopratutto ricchissimi clienti. Il prezzo non proprio economico sarà difatti di 5 milioni di euro al netto delle tasse e di possibili configurazioni speciali. Infine va ricordato che la Divo deve il suo nome ad il famoso pilota Albert Divo, che vinse due volte la Targa Florio alla fine degli anni ’20 alla guida di una Bugatti Type 35 B.

Interni bicolore per la Divo (Credits: Motor1)
Credits foto titolo: Motor1