

In un mondo in cui le supercar sono praticamente tutte uguali, motore centrale e trazione posteriore, la Corvette rimaneva uno degli ultimi baluardi dell’impostazione motore anteriore/trazione posteriore tanto cara ad Enzo Ferrari. Con la nuova Stingray (anche chiamata C8) presentata in pompa magna durante la notte, la casa americana stravolge totalmente il suo stile dopo 66 anni e passa anche lei alla meccanica introdotta per la prima volta dalla Miura. Una scelta questa che ha spaccato a metà il mondo degli appassionati d’auto, con i più nostalgici che hanno mostrato tutto il loro disappunto. Ma non temete, come leggerete tra poco ci sono anche buone notizie tra cui il prezzo, che in puro stile americano è imparagonabile alle rivali europee: meno di 60.000 dollari per la versione base che però ha già molto optional di serie. Prime consegne a partire dal 2020. Ah mi stavo quasi per dimenticare: la Corvette ha già annunciato di stare lavorando sia alla versione Convertible che alla C8.R che correrà alla 24 Ore di LeMans..

La Corvette Stingray in vari colori alla presentazione di ieri sera
Il V8 fortunatamente è ancora aspirato
A spingere, non più a tirare, la nuova Stingray è un V8 aspirato (l’unico rimasto nella categoria) di 6.2 litri denominato LT2 e derivato direttamente dall’unità LT1 che muoveva la uscente C7. Adesso il propulsore può contare su un nuovo sistema di lubrificazione (che non è ancora a carter secco), una nuova testata e un albero motore abbassato di 2,5 cm. Grazie a questi accorgimenti l’otto cilindri arriva a sprigionare 490 cavalli e 470 Nm di coppia, ma se si opta per il pacchetto denominato Z51 Performance le cifre salgono fino a 495 cavalli e 637 Nm di coppia massima grazie allo scarico sportivo ed altre modifiche di fino. Ad essere nuovo da cima a fondo, e non una semplice rielaborazione di quello della C7, è il cambio a doppia frizione a 8 rapporti con palette al volante realizzato appositamente dalla TREMEC, con il cambio manuale che per ora non è disponibile nemmeno come optional. La trasmissione automatica ha però portato evidenti vantaggi per quanto riguarda l’accelerazione, con la C8 che tocca i 100 km/h da ferma in meno di 3 secondi e aggiudicandosi il primato di Corvette più veloce di sempre.
La linea (teoricamente) si rifà agli aerei da guerra
Il fatto di dover spostare il motore in posizione centrale ha permesso ai designer di staccarsi quasi completamente dalla linea che aveva contraddistinto le Corvette finora. Il muso infatti adesso è più corto, l’abitacolo è stato spostato in avanti per far spazio al V8, il tetto è più spiovente e gli sbalzi anteriore e posteriore sono molto corti. Secondo quanto affermato durante il lancio dal capo del design GM la Stingray si ispira fortemente ai caccia F35 e F22 (sarà..), con la linea che infatti visivamente risulta molto molto aggressiva. L’anteriore è dotato di un paraurti molto aperto per fornire la giusta quantità d’aria alla meccanica e gruppi ottici che sanno molto di “vette”. Le fiancate dicono addio alla linea pulita e filante della C7 per lasciare spazio alle immancabili e massicce prese d’aria per raffreddare il propulsore, che in questo però caso sono sottolineate da una bordatura nera che (almeno per me) rovina un po’ l’estetica. I passanti potranno poi tranquillamente fotografare il V8 attraverso il lunotto posteriore in vetro, con i designer che l’hanno dotato di aperture per favorire lo scambio termico. Il retro nel complesso risulta visivamente molto pesante per via di molti dettagli tra cui il piccolo alettone in coda, i gruppi ottici spessi, i quattro scarichi quadrati e gli sfoghi dell’aria dei passaruota posteriori. La nuova Stingray dichiara inoltre due bagagliai per uno spazio totale di 357 litri, con quello posteriore che teoricamente può contenere tranquillamente una sacca da golf e il tettuccio rimovibile, trasformandosi così da coupè a Targa. Tutte le C8 che usciranno alla fabbrica Bowling Green saranno disponibili in 12 tinte diverse tra cui il Torch Red, Elkhart Lake Blue, Sebring Orange e le nuove vernici Accelerate Yellow, Rapid Blue e Zeus Bronze.
Di serie c’è molto, ma occhio a non farsi prende dagli optional
Dopo la meccanica e gli esterni anche gli interni della Stingray sono stati soggetti ad un cambiamento radicale. Il cruscotto ha infatti un nuovo disegno e integra un nuovo cruscotto digitale da 12 pollici e un altro da 16,5 pollici che funziona come infotainment, con quest’ultimo che è connesso alla rete internet per ricevere gli aggiornamenti over the air ed è supporta le connessioni Nfc. Il tunnel centrale è molto pulito e ospita i comandi del cambio, pochi pulsanti e la rotella per cambiare la modalità di guida tra le 6 disponibili: Weather, Tour, Sport, Track e le inedite My Mode e Z Mode. A fianco della consolle trova posto una sorta di divisorio sormontato dai pulsanti del clima ed è fortemente orientato verso il guidatore, quasi rendendo il passeggero un semplice ospite in auto. Dietro al poggia gomito è presente inoltre un piccolo slot dotato di ricarica wireless dove riporre il telefono (lo potete vedere nella fotogallery qui sotto). Tra le caratteristiche di serie troviamo poi anche il volante riscaldabile, la regolazione elettrica dei sedili, l’impianto audio Boose con 10 altoparlanti e il Performance Data Recorder per quando si scende in pista. Tra la lunga lista degli optional i futuri proprietari potranno scegliere l’impianto audio Bose Performance da 14 altoparlanti, 6 tinte diverse per la selleria interna, altre 6 per le cinture di sicurezza, le cuciture gialle o rosse al posto di quelle grige di serie e tre tipi di sedili diversi (GT1, GT2 e Competition Sport). Per quanto riguarda la meccanica non va dimenticato il sopracitato pacchetto Z51 Performance, che oltre allo scarico aggiunge anche freni più potenti e altre prese d’aria, l’assetto adattivo Magnetic Ride Control 4.0 dotato di 4 modalità e il sistema Performance Traction Management.