

Dopo mesi di trattative, il gruppo FCA sembra aver finalmente raggiunto un accordo con le autorità americane sulla questione delle emissioni truccate. L’intesa raggiunta dalle due squadre d’avvocati vede una multa da 800 milioni di dollari a carico del gruppo italo-americano, cioè 100 milioni in più rispetto a quanto filtrava dalle prime indiscrezioni di questa mattina. L’incontro infatti è avvenuto nella notte italiana, con l’agenzia di stampa inglese Reuters che ha iniziato a far trapelare i primi dettagli del contratto. Nonostante la cifra risulti molto alta non va dimenticato che la pena iniziale richiesta era di 4 miliardi di dollari, con la Volkswagen che per un reato simile (dieselgate) ha dovuto sborsarne ben 25.
Jeep e Dodge nell’occhio del ciclone
La cifra concordata dalle due parti non sarà però da versare solamente nelle tasche del governo americano, ma verrà spartita tra vari soggetti. La “fetta” più grossa, cioè praticamente 416 milioni, andrà divisa tra il California Air Resources Board per via del danno ambientale procurato, al Dipartimento di Giustizia e all’agenzia EPA. A seguire si trovano cifre minori, 72,5 milioni che saranno spartiti tra vari stati, 19 e 13,5 milioni alla California sia come stato che per future iniziative nel campo della riduzione delle emissioni e altri 6 milioni “all’ufficio per la per la protezione dei clienti”. Per arrivare alla cifra stabilita dalla multa mancano però ancora praticamente 300 milioni, ma da dove può arrivare una cifra così alta? A Washington hanno stabilito che tutti i proprietari delle 104.000 auto dotate del software truccato, il pick-up Ram 1500 e la Jeep Grand Cherokee, dovranno essere rimborsati di 2.800 dollari per il danno subito e verranno chiamati in officina per la risoluzione del problema. Così facendo la cifra totale arriva arriva agli 800 milioni accordati.

Il Dodge Ram 1500 oggetto d’accusa (Credits: Truck Trend)
FCA rifiuta tutte le accuse
A Torino dal canto loro smentiscono ogni accusa mossa dal governo a stelle e strisce, affermando che quanto accaduto è stato solamente un caso e che non vi è stata nessuna mossa deliberatamente organizzata (vedi Volkswagen nel dieselgate). Va poi sottolineato come negli scorsi mesi FCA si fosse mossa in anticipo per un’eventuale multa, accantonando nel terzo trimestre una cifra totale pressoché pari a quella stabilita nell’accordo.
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