

E siamo a cinque. Cinque modelli in un solo anno. Dopo F8 Tributo e Spider, 812 GTS e, sopratutto, la SF90 Stradale, la Ferrari ha infatti presentato la Roma, cioè un’ inedita Gran Turismo 2+2 a tetto rigido che diventerà il modello entry level della gamma insieme alla Portofino. E il nome non è casuale, visto che nei piani del cavallino la nuova coupè dovrebbe riportare in auge la classica “Dolce Vita” romana (ma di questo parlerò tra poco). Per quanto riguarda prezzi e consegne ancora non si sa molto, ma comunque è facile prevedere una cifra intorno ai 200.000 euro (la Portofino parte da 195 mila) e i primi esemplari verso la metà del 2020.
Elegante, pulita e semplice
Molti, vedendo le foto dei muletti circolate in rete negli scorsi mesi, avevano già predetto che la Roma sarebbe stata semplicemente una Portofino con il tetto fisso. Beh, si sono sbagliati di grosso. Il Centro Stile Ferrari, capitanato sempre da Flavio Manzoni, ha sì usato la cabriolet come base di partenza, ma intorno gli ha disegnato una linea tutta nuova modificandola anche nelle dimensioni (è più larga, più lunga e più bassa). L’idea infatti, cito testualmente il comunicato stampa, era quella di “reinterpretare in chiave contemporanea il lifestyle della città di Roma tipico degli anni ‘50-‘60“, cioè far tornare indietro le lancette fino all’epoca della “Dolce Vita” e prendendo anche un po’ di ispirazione dalle Ferrari di allora. Partendo dall’anteriore troviamo subito delle linee molto morbide e pulite, con i gruppi ottici a Led e lo splitter in carbonio che sembrano essere stati presi dalle Monza, la calandra è totalmente nuova ed è composta da quadrati che diventano via via più piccoli spostandosi verso l’esterno del paraurti. Nel complesso il muso è molto affusolato e basso, con le prese d’aria che corrono lungo tutto il frontale per raffreddare il propulsore (di cui parlerò nel prossimo paragrafo). Anche al posteriore tutto è molto liscio, elegante e privo di spigoli, con i 4 fari posteriori assottigliati che danno quel tocco di moderno pur richiamando i cavallini del passato. Per quanto riguarda la questione aerodinamica a Maranello non volevano utilizzare (giustamente a mio dire) spoiler o appendici di sorta, quindi a generare deportanza ci pensa solo l’estrattore posteriore circondato dai 4 terminali di scarico.
Le differenze con la Portofino si ritrovano inoltre anche nell’abitacolo, con i passeggeri che sono diciamo “isolati” in due ambienti ben separati, mentre compare davanti al guidatore la nuova interfaccia digitale introdotta dalla SF90 Stradale e composta dal quadro strumenti digitale da 16 pollici, un inedito schermo digitale nel tunnel e i comandi simil-gabbia per il cambio.
Prestazioni da vera Gran Turismo
Ma se strutturalmente e esteticamente la Roma e la Portofino sono estremamente diverse, meccanicamente le differenze sono davvero poche. Sotto al cofano anteriore della nuova Gran Turismo, e montato nella classica posizione anteriore-centrale, c’è infatti il medesimo V8 biturbo da 3.9 litri della sorella dotata di tetto retrattile, ma in questo caso la potenza è aumentata di 20 cavalli passando da 600 a 620 cavalli. La coppia invece è rimasta fissa a 760 Nm, disponibili tra i 3.000 e i 5.750 giri e con il limitatore posto tra i 7.500 e gli 8.000 giri. A rendere gestibile l’otto cilindri ci penserà il nuovo doppia frizione a 8 marce introdotto dalla SF90 Stradale e non il 7 rapporti della Portofino, visto che la nuova trasmissione pesa 6 kg in meno e permette una guida più elastica in tutte le situazioni e consumi ridotti. Le prestazioni, considerando che non si sta parlando di una supercar, sono al top del segmento delle Gran Turismo: da 0 a 100 km/h in 3,4 secondi, 9,3 secondi per toccare i 200 km/h da ferma e una velocità massima di 320 km/h.