

Cogliendo tutti di sorpresa, la McLaren questa mattina ha tolto i veli sui social network alla Elva, cioè la prima roadster nella storia del marchio e l’ultimo membro della prestigiosa Ultimate Series. Il nome rende omaggio al fondatore Bruce e alle sue McLaren-Elva (nello specifico le M1A, B e C), auto da corsa realizzate negli anni ’60 per dei clienti e ispirate alle biposto che appartenevano al gruppo 7. Come già annunciato con il rendering mostrato ad agosto durante la Monterey Car Week, la scoperta inglese sarà prodotta in soli 399 esemplari e con un prezzo di partenza di 1.425.000 sterline, cioè circa 1,6 milioni di euro.
Niente parabrezza o casco grazie all’aerodinamica
Come ormai da tradizione McLaren, anche la Elva è stata realizzata usando la fibra di carbonio sia per il telaio che per i pannelli della carrozzeria vista la necessità di tenere il peso al minimo e di dover avere una rigidità elevata data la mancanza del tetto. E il risultato è più che soddisfacente, con le fiancate che sono composte da un unico pezzo di composito lungo più di 3 metri ed il cofano anteriore che è spesso solo 1,2 mm. Proprio quest’ultimo è poi protagonista di quella che è forse la più importante novità dell’auto, ovvero il McLaren Active Air Management System (o AAMS). Il sistema è composto da una paratia anteriore che invia il flusso d’aria a dei deflettori mobili situati sul cofano che al crescere della velocità si alzano fino ad un massimo di 150 mm per creare una sorta di “bolla protettiva” intorno all’abitacolo, permettendo così di non dover utilizzare un parabrezza (che però può essere comunque installato) e, secondo la casa di Woking, di guidare anche senza l’ausilio del casco. Nel caso in cui il guidatore volesse godersi appieno la guida, l’AAMS può essere disattivato semplicemente premendo un tasto e deviando così il flusso verso i due radiatori a bassa temperatura, uno per l’olio del cambio e l’altro per l’intercooler, posizionati di fronte alle ruote anteriori. Nel complesso la Elva si presenta con una linea molto cattiva e muscolosa sopratutto al posteriore, dove il diffusore lavora in sinergia con il fondo piatto e l’alettone attivo, con funzione anche di aero-freno, per incollare le ruote a terra. Davanti invece la parentela con gli altri modelli della gamma Ultimate Series è più evidente, con i gruppi ottici che sono stati presi direttamente dalla Speedtail.
Più potente e veloce della Senna
Come facilmente prevedibile, e come annunciato già dal CEO Mike Flewitt, la Elva sfrutta tutta l’esperienza acquisita con la Speedtail e la Senna. E infatti proprio da quest’ultima ha ripreso buona parte della meccanica. Il V8 biturbo montato in posizione centrale rimane quindi il 4 litri introdotto dalla supersportiva, ma in questo caso è stato portato a 815 cavalli (anziché 800) pur mantenendo la coppia a 800 Nm. Grazie a questo upgrade di potenza la roadster inglese impiega meno di 3 secondi per toccare i 100 km/h da ferma e batte la sorella di un decimo nello 0 a 200 km/h fermando il cronometro dopo soli 6,7 secondi. Collegato “vuotto” c’è poi uno speciale sistema di scarico a 4 uscite realizzato in 3D, una novità assoluta per una stradale, utilizzando inconel e titanio. Per il resto, la biposto a cielo aperto conferma lo sterzo elettroidraulico e le classiche sospensioni attive idrauliche e indipendenti di tutte le McLaren, mentre i freni sono si realizzati in carboceramica, ma in questo caso è stata sinterizzata per ottenere prestazioni ancora superiori e dischi di dimensioni ridotte (anche se 390 mm non sono proprio pochi) per limare le masse non sospese. Non contenti, in McLaren hanno anche rivisto i pistoncini delle pinze realizzandoli in titanio e risparmiando così 1 kg rispetto alla Senna.
Carbonio a vista e loghi in oro 18 carati
Dentro (o fuori in questo caso?) tutto è stato studiato per essere il più comodo e essenziale possibile, oltre ovviamente ad essere anche idrorepellente. Le piccole portiere si aprono sempre diedralmente, in puro stile McLaren, e mostrano un sedile in carbonio realizzato su misura per la Elva in quanto la parte inferiore e più corta per permettere agli occupanti di appoggiare i piedi per poi sedersi. L’abitacolo non mostra poi una netta separazione con la scocca esterna, ma tutto è morbido e fluido quasi che il carbonio non abbia stacchi. I tecnici di Woking hanno poi lavorato sulla zona del guidatore per far si che si distraesse il meno possibile dalla guida. I comandi infatti sono tutti posti vicino al volante, mentre lo schermo touchscreen da 8 pollici posizionato verticalmente funziona come uno smartphone e permette di utilizzare più app contemporaneamente. I 399 fortunati che avranno la possibilità di mettersene una in garage potranno poi personalizzarla come meglio credono grazie alla preziosa consulenza del reparto MSO. Tra la lista degli optional a pagamento c’è la possbilità di avere la scocca con la fibra di carbonio a vista (così da poter godere della trama), la copertura del vano motore realizzata con oro 24 carati e i badge in platino, oro bianco o carbonio multistrato introdotti dalla Speedtail. Fortunatamente non sono a pagamento l’impianto audio (di serie non c’è per motivi di peso), i cerchi a 5 razze delle foto, il sistema che solleva il muso sui dossi e le gomme Pirelli P Zero Corsa.