

Certe volte si vuole così tanto bene a qualcosa da essere disposti a perderla per vederla crescere come dovrebbe. Devono più o meno aver pensato questo in FCA quando hanno deciso di vendere la Magneti Marelli. La casa lombarda, specializzata da praticamente 100 anni nella componentistica per auto, è stata venduta per 6,2 miliardi di euro al fondo statunitense di private equity KKR (già proprietario dell’azienda di componentistica giapponese Calsonic Kansei)
Da Marchionne a Manley
La vendita della Marelli era però già stata pianificata dal compianto Sergio Marchionne, il quale aveva però inizialmente pensato un semplice scorporo con conseguente valutazione in borsa (ne parlerò più avanti). La dipartita del manager italiano ha portato il nuovo amministratore delegato di FCA Mike Manley a prendersi ovviamente i meriti della vendita e a dichiarare: “Le attività così combinate continueranno a essere uno dei partner commerciali più importanti di FCA e vorremmo vedere questo rapporto crescere ulteriormente in futuro. L’operazione riconosce anche il pieno valore strategico di Magneti Marelli ed è un altro importante passo nel nostro continuo focus sulla creazione di valore”. Una scelta quella portata avanti da Marchionne prima, e da Manley poi, che è basata sui 45 miliardi di investimenti programmati nel nuovo piano industriale, di cui già solo 9 dedicati all’elettrificazione. I 6,2 miliardi non hanno però placato le polemiche dei più patriottici, i quali si lamentano dell’ennesima eccellenza italiana ceduta alla concorrenza. Il comunicato ufficiale della casa italo-americana smentisce poi l’idea comune che vedeva grossi tagli alle fabbriche e di conseguenza all’organico operante in Italia: “È stato sottoscritto un contratto di fornitura pluriennale che rafforzerà ulteriormente una relazione di mutuo beneficio sia per le gamme di offerta in crescita di Magneti Marelli che di FCA e che sosterrà le operation di Magneti Marelli in Italia, ben posizionandole per una continua crescita e successo nel futuro”. La casa italiana manterrà poi l’attuale sede operativa a Corbetta.

I gruppi ottici a LED della Maserati Ghibli realizzati dalla Magneti Marelli (Credits: Motor1)
La settima azienda al mondo
La fusione dell’azienda lombarda alla Calsonic Kansei non sarà immediata, ma richiederà ancora qualche mese per via delle autorizzazioni necessarie rilasciate dalle autorità. Ciò che nascerà dalla fusione sarà la Magneti Marelli CK Holdings, ovvero la settima azienda al mondo nella componentistica per auto che possiederà 200 tra stabilimenti e centri di ricerca e sviluppo in Europa, Giappone, America e Asia-Pacifico. Il fatturato della nuova azienda toccherà quota 15,2 miliardi di euro e sarà gestito dal nuovo amministratore delegato Beda Bolzenius. A siglare la riuscita dell’accordo e il mantenimento delle fabbriche italiane ci penserà Ermanno Ferrari, attuale amministratore delegato della Magneti Marelli e futuro membro del CdA nella nuova holdings.
Dalla quotazione in borsa alla vendita
Come anticipato precedentemente l’idea originale di Sergio Marchionne era la stessa già seguita con la Ferrari, cioè scorporare la Magneti Marelli da FCA e quotarla in borsa. Le moltissime richieste di acquisto hanno però spinto la casa italo americana a perseguire la strada della cessione totale, anche se in un primo tempo si era parlato di vendita “non-captive” (cioè solo le attività non legate a FCA). La Calsonic Kansei si è rivelata alla fine la più convinta anche grazie all’appoggio del fondo KKR, ottenendo anche il diritto di esclusiva per le trattative di vendita. I negoziati si sono rivelati però più difficili del previsto, colpa principalmente della differente quotazione data alla Magneti Marelli dai due protagonisti. Secondo alcune voci giapponesi sembra poi che in KKR siano seriamente intenzionati ad un aumento di capitale, visto e considerato che comunque la Magneti Marelli ha un fatturato di 8 miliardi contro i 7 della Calsonic Kansei.
Un nuovo futuro
Non va trascurata infine l’importanza che questa fusione avrà nel futuro della Magneti Marelli. La casa italiana avrà infatti ora i fondi necessari per continuare a sviluppare i programmi di guida autonoma e i progetti dei propulsori elettrici e ibridi. Una fusione che secondo Bolzenius potrà permettere alle due aziende “di fare leva su una presenza geografica e linee di prodotti complementari, mentre i nostri rispettivi clienti beneficeranno di un maggiore investimento in persone, processi e nuovi prodotti innovativi“.

Il sistema d’infotainment delle alfa realizzato da Magneti Marelli (Credits: Motor1)
Credits foto titolo: Quattroruote