

Negli ultimi anni i documentari che raccontano il dietro le quinte delle corse automobilistiche sono aumentati i numero importante e hanno riscosso grande successo tra il pubblico, molto probabilmente per la capacità di mettere in mostra aspetti che normalmente sono preclusi al pubblico e alle TV. L’ultima ad esserne diventata protagonista è la Porsche, con il documentario “Endurance” che mostra l’incredibile sforzo della casa e dei suoi uomini nel correre prima la 24 Ore di LeMans e poi, a soli 8 giorni di distanza, la massacrante 24 Ore del Nurburgring. Il film, che dura un’ora e mezza, è già disponibile su YouTube (lo trovate qui sotto) e dal 3 aprile sarà visibile anche su Amazon Prime Video.
Amore, sacrifici e passione senza filtri
A dirigere il documentario è stato il regista inglese James Routh, conosciuto nel campo per aver realizzato l’apprezzatissimo documentario Drive to Survive per Netflix con protagonisti i team di F1. In questo caso il direttore d’oltre manica ha seguito con le sue telecamere i membri del team Porsche per 25 giorni passando per i preparativi di Le Mans, i test drive in Italia e una giornata di test privata dopo la la prima 24 ore nella regione tedesca di Eifel. A queste immagini si sommano poi anche spettacolari sequenze di guida durante le gare in cui quasi ci si trova sul sedile del passeggero, il tutto con il commento e i pareri dei piloti piloti Kévin Estre (autore di una manovra da pelle d’oca al Ring), Michael Christensen, Laurens Vanthoor e Matt Campbell. Ma le cineprese si concentrano anche sull’immenso sforzo logistico di meccanici e ingegneri grazie alla testimonianza del nostro connazionale Luca Massé, che spiega come non sia facile organizzare tutto sopratutto quando si hanno due gare così impegnative a poco più di una settimana di distanza l’una dall’altra. Endurance è quindi uno splendido ritratto non filtrato di tutto quello che sono le corse di durata: privazione, stress, emozione, dedizione sconfinata e sopratutto l’immensa passione di tutti i soggetti coinvolti, con le immagini che riprendono anche le reazioni “poco ortodosse” per via dei problemi avuti in gara.