

Non tutti i mali vengono per nuocere. Un detto che si sta rivelando più che mai calzante per FCA dopo la cessione di Magneti Marelli ai giapponesi della Calsonic Kansei per 6,2 miliardi di dollari. Una cifra non indifferente che ha permesso di chiudere il trimestre in positivo e ha portato l’Amministratore Delegato Mike Manley a dichiarare che il gruppo non necessiterà da qui al 2022 (anno di chiusura del nuovo piano industriale) di eventuali partner, spostandosi dagli ideali di Sergio Marchionne.
Tornare a guadagnare in Europa
Nonostante l’ottimo trimestre a livello globale, e la già citata vendita di Magneti Marelli, la situazione di FCA in alcuni continenti è al di sotto delle aspettative. Il primo continente ad aver dato problemi al gruppo italo-americano è l’Europa, in buona parte per via delle nuove normative WLTP sulle emissioni. Per risolvere la situazione il Cda ha deciso per l’assegnazione di Pietro Gorlier all’area EMEA (Europa-Medio Oriente-Asia) per via degli ottimi risultati raggiunti con Mopar e Magneti Marelli. La scelta del manager italiano è anche legata alle intenzioni di Manley e di tutto il Cda di voler aumentare i margini di guadagno sul venduto, come dichiarato dallo stesso AD durante la conference call con gli azionisti: “Serve organizzare meglio FCA in Europa, anche a discapito dei volumi. Bisogna fare più margini: abbiamo il 2-3% di margine di guadagno che non è ancora abbastanza. Sappiamo cosa dobbiamo fare e quale mix avere per raggiungerli. Abbiamo i brand, ma il posizionamento va chiarificato: di sicuro subiremo ripercussioni sui volumi, ma lo stiamo facendo per i margini e per fronteggiare i costi dell’elettrificazione”.
Cina spina nel fianco
Il secondo continente problematico per FCA è l’Asia, con grandi problemi in Cina. Nel paese asiatico è infatti stata approvata la nuova legge sulle emissioni China 6 che, associata a una cattiva organizzazione della distribuzione, ha portato a un grave peggioramento delle vendite. Per risolvere la situazione Manley ha deciso di puntare forte sul rilancio di due marchi importanti come Jeep e Maserati. Per quanto riguarda il brand americano in FCA si sono resi conto di doversi focalizzare su specifici modelli, come confermato dallo stesso AD: “Una delle cose che abbiamo capito è che il posizionamento di Jeep doveva in parte cambiare in Asia. Con la Grand Commander abbiamo mosso un passo in questa direzione, così come farà la Cheroke con la nuova variante aggiornata: abbiamo tutte le carte in regola per tornare a crescere”. Per quanto riguarda Maserati l’AD ha subito inquadrato i problemi che hanno causato la perdita nello scorso trimestre: “Non possiamo trattare Maserati come se fosse un mass market brand: dobbiamo capire meglio il segmento del lusso in Cina e impostare le azioni future di conseguenza. Non c’è un problema di performance, c’è un problema di focus. E il prodotto, a partire dalla Levante, rimane competitivo. Per questo motivo il target di Maserati rimane il 15% e non c’è ragione perché non lo raggiunga”. Nel concludere il discorso su Jeep e Maserati Manley ha amesso che ci vorranno almeno 6 mesi per vedere se quanto fatto con i canali di distribuzione ha funzionato a dovere.

La gamma Maserati (Credits: Maserati)
Il futuro di Alfa Romeo
L’ultimo punto toccato da Manley durante la conferenza video con gli azionisti è il futuro dell’Alfa Romeo, che dopo il lancio di Giulia e Stelvio sembra aver perso un po’ di abbrivio. L’AD di FCA ha confermato quanto di buono fatto fin’ora, ma ammettendo anche di non essere soddisfatto: “Stiamo vedendo miglioramenti sui volumi anno su anno in tre delle nostre regioni operative, dove il marchio sta crescendo del 20% in media, ma abbiamo bisogno di un’ulteriore crescita se vogliamo arrivare ai 400.000 esemplari annui“. È stato confermato poi il piano industriale annunciato a giugno per il marchio, che vede 5 nuovi modelli (compresa uno totalmente elettrico) da qui al 2022 e un’aggiornamento degli interni previsto per il prossimo anno.

La gamma Alfa Romeo (Credits: Tgcom24)
Credits foto titolo: Autoblog