

Nel corso degli anni la Pininfarina si è contraddistinta per la realizzazione di splendide vetture, comprese tutte le Ferrari realizzate fino al 2014. La casa di Cambiano, cittadina in provincia di Torino, ha però sempre voluto realizzare una propria auto, ma senza mai riuscirci. Finora. Al Salone di Ginevra Paolo Pininfarina, l’attuale presidente, ha infatti tolto i veli alla Battista, una “hyper-GT” elettrica dalle prestazioni e dal look spaziale che porta il nome del fondatore del marchio (nonché nonno): Battista “Pinin” Farina. L’auto verrà realizzata nello stabilimento piemontese a partire dal 2020, novantesimo anno della casa, in soli 150 esemplari e potrà essere configurata negli esclusivi concessionari sparsi per tutto il globo.
Prestazioni fuori da questo mondo
Come anticipato sopra, la prima Pinifarina non è un’auto dotata di un classico motore a combustione interna o di uno degli ibridi che tanto va di moda sulle super e hypercar. No, gli ingegneri hanno spinto fin da subito per seguire la strada delle elettriche battuta prima dalla Tesla e successivamente dalla Rimac. E il risultato è sconvolgente. I 4 motori elettrici indipendenti sprigionano la bellezza di 1.900 cavalli (si millenovecento) e 2.300 Nm di coppia, con lo 0 a 100 che viene coperto in 1,9 secondi (!) e lo 0 a 300 in meno di 12 secondi. La velocità massima dovrebbe essere limitata a 350 km/h, ma i vertici hanno garantito un Performance Pack che dovrebbe (non ci sono ancor dati certi) farla avvicinare ai 400 km/h. Numeri fuori da questo mondo che non solo avvicinano la Battista più al Millennium Falcon di Han Solo che ad una stradale, ma che automaticamente la rendono l’auto italiana più potente mai realizzata. A garantire questi dati ci pensa un pacco batterie al litio da 120 kWh ,raffreddato da 5 radiatori, fornito dalla Rimac e disposto a T, con la parte più corta dietro i passeggeri per garantire un’equa distribuzione dei pesi. A essere made in Italy è poi anche l’impianto frenate rigenerativo, con la solita Brembo che ha sfornato pinze a 6 pistoncini che mordono dischi carboceramici da 380 mm al posteriore e 390 mm all’anteriore. I futuri clienti non dovranno poi essere eccessivamente preoccupati dall’ansia dell’autonomia, visto che la Pininfarina ha garantito 450 km REALI tra una carica e l’altra e l’80% del “pieno” in 25/40 minuti se collegato a una colonnina Supercharger.
Stile inconfondibile
Per la realizzazione del design della Battista la casa di Cambiano ha chiamato tutti i suoi designer a rapporto, con i team di Luca Borgogno (di Automobili Pininfarina) e Carlo Bonzanigo (di Pininfarina Spa) che hanno lavorato fianco a fianco per ottenere il miglior risultato possibile. E guardando l’auto si può tranquillamente affermare che gli sforzi sono stati ripagati. La Battista infatti non è esasperata nelle linee come altre hypercar, ma è italiana al 110% e segue la filosofia della mentalità “dell’armonia fra forma e funzione”. Il frontale (che secondo me assomiglia molto a quello della LaFerrari) è dotato di uno splitter di modeste dimensioni, due aperture per il raffreddamento dei freni all’estremità del paraurti e di un cofano cavo che crea una sorta di alettone anteriore per schiacciare il muso dell’auto. Il posteriore vede due prese d’aria per il pacco batterie dietro l’abitacolo, un diffusore di dimensioni non eccessive, sottilissimi led come gruppi ottici e sopra di essi due spoiler mobili (con funzione di aerofreno) uniti nel mezzo da un piccolo “bridge” in carbonio. Il peso dell’auto è ancora sconosciuto, ma considerando che la monoscocca è realizzata totalmente in carbonio, che al retotreno è presente un telaietto in misto alluminio/carbonio e che i pannelli della carrozzeria sono anch’essi in carbonio, non è da escludere che l’ago potrebbe fermarsi prima del 1.600 kg. Completano il look gli splendidi cerchi in lega leggera visibili nelle foto qui sotto. In Pininfarina sembra poi che stiano lavorando per creare un sound apposito per l’auto mischiando il suono dei motori elettrici, della monoscocca e del flusso d’aria che passa sopra l’auto.
Tutto è rivolto verso il guidatore
Proprio come la carrozzeria, l’abitacolo della Battista è moderno ma senza orpelli inutili che avrebbero appesantito inutilmente la linea. Il volante simil-esagonale in carbonio, anche questo mi ricorda quello della LaFerrari, è posto davanti a 3 schermi in altissima definizione. Nel display di destra (e i rispettivi pulsanti sottostanti) si comanda l’infotainment e il clima, il piccolo schermo centrale simile ad uno smartphone funziona come tachimetro e quello a sinistra mostra al guidatore i vari dati relativi a gomme, motori e via discorrendo. Ai lati del sedile sono stati poi posizionati due comandi, con quello a destra che funge da selettore del cambio e quello di sinistra permette di regolare le modalità di guida. Tutta l’auto sarà configurabile in ogni singolo dettaglio dai clienti, con le 3 configurazioni portate a Ginevra (e visibili nelle foto) che hanno funzionato come esempio.

Gli interni sportivi e tecnologici della Battista (Credits: PininfarinaPress)
Credits foto titolo: PininfarinaPress