

La Lotus è tornata e fa sul serio. Dannatamente sul serio. Nella giornata di oggi ha infatti presentato a Londra la Evija, si pronuncia e-vi-ya e significa “la prima della storia”, ovvero la prima hypecar britannica totalmente elettrica e la prima mai realizzata dalla casa di Hethel. La nuova arrivata rappresenta inoltre la prima (scusate la ripetizione) vettura nata dopo l’acquisizione del marchio inglese da parte del colosso cinese Geely che già possiede Volvo, Polestar ed è azionista di maggioranza della Daimler (NDR). La Evija verrà realizzata in soli 130 esemplari, lo stesso numero dato al progetto dell’auto, e sarà disponibile al prezzo di 1,7 milioni di sterline (quasi 1.9 milioni di euro al cambio attuale). Che dire. Colin Chapman sarebbe fiero della sua nuova creatura.
La stradale più potente mai realizzata
A rendere speciale la Evija è si la spettacolare scocca esterna, di cui parlerò nel paragrafo successivo, ma sopratutto la mostruosità che si nasconde sotto di essa. La hypercar britannica sarà mossa infatti da ben 4 motori elettrici (uno per ruota) forniti dalla Integral Powertrain Ltd che le garantiranno una trazione integrale intelligente dotata di torque vectoring, con quest’ultimo che varia l’invio della potenza ad ogni gomma sulla base della modalità di guida, delle condizioni dell’asfalto e dell’angolo di sterzo. Ad alimentare i quattro propulsori ci penserà un pacco batterie agli ioni di litio da ben 2000kW fornito dalla Williams Advanced Engineering, con la potenza complessiva che tocca addirittura i 2000 cavalli (si avete letto bene) e 1.700 Nm di coppia istantanea facendola diventare la stradale di produzione più potente al mondo. Le prestazioni si preannunciano anch’esse a dir poco sconvolgenti grazie anche al peso relativamente ridotto di 1.680 kg: da 0 a 100 in meno di 3 secondi, i 300 km/h si toccano da fermi in meno di 9 secondi e la velocità massima si ferma (stranamente) a “soli” 320 km/h. A frenare questa furia silenziosa ci penseranno i freni carboceramici con pinze in alluminio e le “grippose” Pirelli Trofeo R realizzate su misura calzanti cerchi in magnesio da 20 e 21 pollici. Ma tutta questa potenza non sarebbe nulla senza un’adeguata autonomia, poiché in fondo si parla sempre di un’elettrica no? Per evitare quindi inutili ansie ai facoltosi clienti la Lotus e la Williams hanno dotato la Evija di un’autonomia di 400 km secondo il nuovo ciclo WLTP e di una ricarica ultrarapida da 800kW che assicura il 100% della carica in soli 9 minuti. Al momento però non esistono colonnine capaci di una simile potenza, ma usando una “normalissima” presa da 350kW si può comunque ottenere la piena carica in 18 minuti.
La linea è un gioco di superfici piene e vuote
Nel presentare l’auto il direttore del design Russell Carr ha ammesso di essersi inizialmente ispirato alle forme geologiche e successivamente al mondo aeronautico con i suoi pieni e vuoti (che strano), ma che in generale si è seguito il dogma del fondatore Colin Chapman che sosteneva che ogni componente deve avere molteplici scopi. L’anteriore si presenta con uno splitter piuttosto pronunciato e formato da due parti differenti, con la prima che incanala l’aria verso il pacco batterie posizionato dietro i sedili e la seconda (formata da due parti all’estremità del paraurti) che spinge l’aria fresca verso l’impianto frenante. Il cofano sfrutta invece due soffiature ricavate al lati dei fari al laser, i primi ad avere anche gli anabbaglianti dotati di questa tecnologia, che inviano i flussi verso le aperture sulle fiancate. Il profilo mostra invece una linea più “movimentata” grazie a due canali, con il primo che permette di ridurre la pressione nel passaruota anteriore e la seconda che convoglia l’aria verso i passaggi ricavati tra le ruote posteriori e la cabina (sulla falsa riga della Ford GT). Questa soluzione è stata studiata appositamente per generare il cosiddetto effetto Venturi che, spiegato in maniera molto rapida, fa variare la pressione dell’aria in una data zona dell’auto in base alla velocità cambiando così anche i carico aerodinamico sulle ruote. Come è poi possibile vedere dalla fotogallery qui sopra i due canali incorniciati dalle luci al Led continuano poi fino al retro, lavorando in simbiosi con il gigantesco diffusore e l’ala mobile (che varia l’inclinazione a seconda dell’evenienza) per schiacciare il più possibile le gomme posteriori verso l’asfalto. Tutta la carrozzeria poggia infine su una monoscocca in fibra di carbonio realizzata in Italia (NDR) dal peso di soli 129 kg , che vista la disposizione dietro i sedili del pacco batterie per motivi di guidabilità, permette per la prima volta di vedere cosa alimenta l’auto come accade sulle Ferrari e sulle Lamborghini (certo un V8 o un V12 sono un’altra cosa da vedere..). La linea nel complesso, o quantomeno l’anteriore, mi ricorda molto la Brabham BT62 ed in parte anche la Koenigsegg Regera. Cioè è parecchio pornografica.
Interni che sanno di Motorsport
Il piglio decisamente sportivo della Evija si evince anche dall’abitacolo, che non ha niente a che fare con le Lotus attualmente in produzione e strizza l’occhio al mondo del Motorsport. I sedili a guscio in carbonio, regolabili in profondità e nell’inclinazione, sono ricoperti da imbottiture in Alcantara, le cinture a 3 punti sono di serie con quelle a 4 punti che sono opzionali e il cruscotto è estremamente minimale e ospita una sottile striscia di metallo con incise le parole “For The Drivers“. Questo per dire cosa secondo gli uomini Lotus è davvero importante in un’auto. A essere totalmente nuovo è anche il volante, con la forma che riprende quello dei prototipi del WEC e delle F1 ed è riempito di pulsanti tra cui le frecce, il controllo del sistema audio e la funzione DRS dell’ala posteriore. Al centro dello sterzo trova invece posto il manettino delle modalità di guida, con il guidatore che può andare dalla più tranquilla Eco alla aggressiva Track passando attraverso City, Tour e Sport. La consolle centrale e il cruscotto digitale sono poi due vere opere d’arte: la prima è composta da tasti a sfioro incassati in incavi dalla forma a nido d’ape, mentre il secondo è uno schermo in altissima definizione che mostra solo le informazioni più importanti facendo scomparire dopo 2-3 secondi quelle futili. Le portiere ad apertura diedrale includono infine due piccoli schermi in alta definizione, i quali proiettano le immagini delle telecamere a scomparsa esterne (simili a quelle della McLaren Speedtail) che hanno preso il posto dei classici specchietti.