

In un mercato in cui Arona, Ateca e Tarraco sembrano fare la parte del leone, la Seat punta ancora forte sulla Leon presentando presso il proprio quartier generale la quarta generazione. Con più di due milioni di esemplari venduti nell’arco di tre versioni, la compatta spagnola (che nel mentre è diventata anche SW) rappresenta infatti un modello chiave nella gamma della casa di Martorell, tanto da spingerla ad investire 1.1 miliardi di euro nello sviluppo complessivo dell’auto e nell’ammodernamento delle linee produttive. Per quanto riguarda i prezzi ancora non si sa nulla, con la 5 porte arriverà nelle concessionarie a aprile/maggio mentre la variante Sportstourer (o SW) potrà essere toccata con mano da giugno. In attesa della più potente versione Cupra, di cui ancora non si sa la data di lancio, i clienti potranno comunque scegliere tra i classici allestimenti Reference, Style, Xcellence e FR.
Più lunga e con un look tutto nuovo
Basata sulla medesima piattaforma MQB Evo della Golf 8, e che verrà usata anche per la futura Audi A3, la nuova Leon si evolve in qualcosa di diverso rispetto alla cugina di Wolfsburg. L’abitacolo infatti è stato arretrato rispetto al passato, portando il cofano ad allungarsi e dando all’auto un look più sportivo che, almeno per me, assomiglia a quello della Ford Focus. Il cofano non è però l’unico a crescere nelle dimensioni, visto che sia la lunghezza che il passo sono cresciuti rispettivamente di 86 e 50 mm sulla 5 porte e 92 mm sulla Sportstourer (qui il passo è cresciuto in egual misura). Larghezza e altezza vanno invece in controtendenza, con la prima che decresce di 17 mm toccando il metro e ottanta, mentre la seconda si accorcia di 3 mm arrivando a 1,44 m. Se sommati, tutti questi cambiamenti si traducono in una linea totalmente nuova rispetto a quella della terza generazione, con la quale condivide però il piglio più sportivo e giovanile se paragonata alla Golf. Il merito va dato sopratutto al muso che riprende in maniera evidente lo stile della Tarraco (con i fari full-Led), la fiancata dalle linee muscolose grazie alle varie nervature e al retro, ora dominato dal gruppo ottico che va da lato a lato che allarga visivamente l’auto e la schiaccia a terra. Un ultimo appunto va fatto poi sullo spazio nel baule, che nonostante l’aumento di taglia rimane invariato sulla 5 porte (380 litri), mentre invece cresce di 30 litri sulla SW toccando quota 617 litri.
Minimal, digitali e (purtroppo) senza tasti
Come era lecito aspettarsi, con la quarta generazione gli interni della Leon hanno fatto un deciso passo avanti dal punto di vista della digitalizzazione. Davanti al guidatore c’è infatti uno schermo da 10,25 pollici con funzione di quadro strumenti, mentre di fianco c’è un display da 8,25 o 10 pollici (vari a seconda dell’allestimento) che ricopre il ruolo di infotainment. Con lo schermo più grande si guadagnano inoltre i controlli gestuali e un display retina in altissima definizione. A gestire il funzionamento dei due ci pensa il sistema Mib3 che è equipaggiato con una Sim dati che permette di controllare a distanza l’auto tramite l’app Seat Connect, chiamare i soccorsi e inviare la propria posizione in caso di incidente, usare Apple CarPlay senza dover connettere via cavo lo smartphone e, proprio come sulla Golf 8, scaricare aggiornamenti o acquistare nuove funzioni tramite il marketplace dedicato. In caso di motorizzazione ibrida plug-in, di cui parlerò tra poco, ci sarà la possibilità di controllare lo stato di carica della batteria e pre-riscaldare, o raffreddare, l’abitacolo. Tuttavia, il passaggio al digitale ha avuto sulla Leon lo stesso effetto che ha avuto sulla cugina di Wolfsburg: i pulsanti fisici sono infatti spariti, lasciando il posto ad uno sparuto gruppo di simili declinati in versione touch e posizionati sia sotto lo schermo dell’infotainment che a lato del volante con funzione di controllo delle luci. Il risultato è un abitacolo estremamente minimal, ordinato e con molte linee orizzontali per farlo sembrare più largo. Sensazione questa accentuata dall’adozione della mini-leva per il cambio DSG che usa un comando shift-by-wire, tramite filo e non più meccanico, il quale permette un miglior accesso al vano porta oggetti che può integrare anche la ricarica wireless per lo smartphone.
Spagnola alla spina, a benzina, diesel o gas
Le somiglianze con la Golf 8 si ritrovano poi anche sotto il cofano, visto che la gamma motori è condivisa così come le trasmissioni, manuale a 6 marce o doppia frizione DSG, e la trazione, che può essere anteriore o integrale. Si parte quindi con i tre benzina TSI, il 3 cilindri “mille” da 90 e 110 cavalli, il 4 cilindri 1.5 litri da 130 e 150 cavalli (con disattivazione di un cilindro) o il più potente 2 litri (sempre 4 cilindri) da 190 cavalli. Per quanto riguarda i diesel TDI, che in Italia sono visti peggio della peste nera, è disponibile solo un 2 litri da 115 o 150 cavalli che però può essere accoppiato anche alla trazione integrale 4Drive. Per quanto riguarda il metano, tenuto in grande considerazione da tutto il gruppo Vw, la Leon può essere acquistata con il “millecinque” TGI da 130 cavalli che grazie ai tre serbatoi da 17,3 kg garantisce 440 km di autonomia (senza contare il piccolo serbatoio a benzina). Per quanto riguarda le motorizzazioni “parche”, la spagnola di Martorell offre sia versioni mild che plug-in hybrid tutte sotto la sigla eTSI. Le prime accoppieranno un sistema a 48 Volt al benzina 1.0 da 110 cavalli e al 1.5 da 150 cavalli, mentre la seconda potrà contare su un pacco batteria da 13 kWh che da solo assicura 60 km di autonomia a emissioni zero, oppure lo si potrà usare insieme al benzina 1.4 per una potenza complessiva di 204 cavalli.
Guida assistita di livello 2 grazie agli ADAS
L’upgrade tecnologico non si è però limitato solo agli interni o ai motori, ma ha interessato anche il campo della guida assistita che qui raggiunge il livello 2. La nuova Leon si presenta infatti con vari sistemi come il cruise control adattivo (che si regola in base anche anche ai dati GPS) e il mantenitore di corsia, con entrambi che funzionano fino a 210 km/h e permettono all’auto di sorpassare autonomamente se la corsia di fianco e libera. Tra le altre cose vanno segnalati anche l’indicatore di angolo cieco che funziona anche quando si esce dai parcheggi e il Dynamic Chassis Control (o Dcc) che regola le sospensioni in base alla modalità di guida o ai dati inviati dallo sterzo.